La IPCC ha sbagliato circa la foresta pluviale dell’Amazzonia
Che cosa dice la Scienza...
La IPCC ha fatto anche previsioni errate sulla foresta pluviale amazzonica basandosi su un articolo non peer-review redatto da un gruppo di attivisti legati al WWF. Questo è troppo, le affermazioni non sono nemmeno corrispondenti al report citato e sembrano completamente artefatte.
La affermazione dell’IPCC sulla foresta amazzonica presente nella Section 13.4.1 of the IPCC Fourth Assessment Report dice testualmente:
“fino al 40% della foresta amazzonica può reagire in modo drastico ad una riduzione delle precipitazioni anche moderata; ciò significa che la vegetazione tropicale, la idrologia ed il sistema climatico del sud America potrebbe rapidamente portarsi verso un altro stato di equilibrio, non necessariamente in maniera graduale (Rowell and Moore, 2000).”
Il riferimento bibliografico è Global review of forest fires (Rowell and Moore 2000), un rapporto non peer reviewed del WWF.
La WWF fa la seguente affermazione: “fino al 40% della foresta Brasiliana di foresta è estremamente sensibile a riduzioni anche piccole delle precipitazioni. Nella stagione secca del 1998 una parte dei 270 mila km2 di foresta divenne particolarmente vulnerabile agli incendi in quanto completamente privata dell’acqua necessaria alle piante fino a un profondità di 5 metri. In altri 360mila km2 di foresta rimase solamente 250 mm di suolo umido [Nepstad et al. 1999]”.
Il WWF afferma correttamente che 630 mila km2 di foreste eran stati fortemente stressati dalla siccità nel 1998- questa cifra proviene da Nepstad 1999. Comunque la percentuale 40% proviene anche da altri articoli dello stesso autore che la WWF ha omesso di citare. Un articolo del 1994 stimava che circa metà delle foreste amazzoniche avevano perso una gran parte del suolo umido durante una siccità (Nepstad 1994). Nel 2004 nuovi dati di precipitazione mostravano che metà della area forestale del Bacino Amazzonico era di nuovo sceso sotto, o molto vicino, al livello critico della umidità del terreno nel quale gli alberi cominciano a morire (Nepstad 2004).I risultati di questi lavori sono in accordo con l’affermazione originaria “fino al 40% della foresta Brasiliana di foresta è estremamente sensibile a riduzioni anche piccole delle precipitazioni”.
Altre ricerche condotte in seguito, hanno fornito una ulteriore conferma della vulnerabilità della forest amazzonica alla siccità. Misure in campo del livello critico di umidità del terreno ha trovato che la mortaltà delle piante cresce fortemente durante la siccità (Nepstad 2007). Un altro studio ha misurato l’effetto della intensa sicità del 2005 sulla biomassa amazzonica (Phillips 2009). La siccità provocò una massiva mortalità delle piante con conseguente diminuzione della biomassa. Ciò volse la regione dalla condizione di grosso pozzo di Carbonio a quella di fonte di Carbonio. Il lavoro concludeva così: “tale evento sembra capace di alterare fortemente il bilancio regionale del carbonio e pertanto di accelerare il cambiamento climatico”
Una ricerca eseguita sulla letteratura scientifica peer review mostra che la informazione presentata dalla IPCC sulla foresta amazzonica è corretta. L’errore consiste nel fatto che la WWF ha omesso di riportare la citazione a supporto delle affermazione “fino al 40% della foresta Brasiliana è estremamente sensibile….”. La lezione che se ne trae è che se la IPCC avesse citato direttamente gli articoli peer review avrebbe evitato lo scivolone. Anche i critici della IPCC, se il loro scopo è quello di migliorare la comprensione della scienza, farebbero bene a seguire questo consiglio.
Translation by lciattaglia, . View original English version.
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